Aldo Provenzani – Fondatore di A.Gi.Mus. Firenze nel 1988

Aldo Provenzani

Fondatore di Agimus Firenze.
Presidente Agimus di Firenze dal 1988 al 1995

UN RICORDO DI ALDO

Aldo per noi giovani musicisti è stato una preziosa presenza, un punto di riferimento non solo fisico, attraverso l’A.Gi.Mus, ma anche e soprattutto morale. Per me l’aver potuto vedere in un uomo così attivo e capace nella organizzazione ad alti livelli la possibilità di mantenere una purezza di ideali, l’aver visto come tutti gli intrighi mondani non ne abbiano mai scalfito il candore, direi quasi la leggerezza del suo animo, è stato di grande insegnamento.…Conserverò e conserveremo di Aldo sempre di più e progressivamente un’immagine dolce, generosa, sincera, aperta: l’immagine della sua anima nobile
Daniele Garella (Storico della Musica)

  aldoAldo Provenzani nasce a L’Aquila il primo gennaio 1941 da genitori siciliani. Dopo pochi mesi la famiglia si trasferisce a Firenze dove Aldo in seguito studierà specializzandosi in elettrotecnica. Dopo i primi impieghi come elettricista inizia a lavorare come operaio delle Ferrovie dello Stato, dimostrando subito una versatilità che lo porterà dopo pochi anni a ricoprire il ruolo di Capo Tecnico Superiore dell’ufficio collaudi presso la Stazione Leopolda. La sua è una natura vulcanica, piena di interessi e di fantasia e dimostra una spiccata manualità per cui unitamente al lavoro si dedicherà alla lavorazione dell’ottone, del ferro battuto e del legno (costruirà anche un violino e degli archi). Si interesserà anche di motori, di pittura ed di agricoltura, fino a quando, incontrando l’unico amore della sua vita, la clavicembalista Margherita Gallini, scoprirà il valore e la magia della musica. Aldo si sposa con Margherita e nasceranno due figli. Luca, che dalla madre prenderà l’attitudine per la musica e Claudio, che da Aldo prenderà e svilupperà la versatilità, la generosità verso gli altri e la passione per i motori. Come organizzatore di eventi culturali Aldo inizia a collaborare con l’AICS di Firenze (1982-1983) organizzando concerti al Teatro Affrico e al Teatro dell’amicizia e nel Comune di Castel D’Aiano. Successivamente collaborerà per vari anni per il Musicus Concentus (85-88), associazione che all’epoca si occupava di musica contemporanea organizzando anche eventi di grande impatto come il concerto al Palazzetto dello Sport di Luciano Pavarotti, Liza Minelli e Oscar Peterson. Insieme agli amici Mario e Anna Sepe, Donnini Romano e Gioietta, Gensini Stefano fonda il C.I.M., associazione con cui collaborerà dal 1986 al 1988 promovendo i giovani talenti. E’ il 1988 quando Aldo fonda la sezione fiorentina dell’A.Gi.Mus. Cinque concerti animarono la prima stagione, tra cui un memorabile concerto d’apertura a Palazzo dei Congressi in cui Severino Gazzelloni, come titolò La Repubblica del 9 novembre ’88, “tenne a battesimo la rinata Agimus” per un concerto all’insegna della voglia di “restituire la gioia del fare musica”. Il numero di concerti organizzati da A.Gi.Mus. Firenze era destinato ad una crescita esponenziale, triplicandosi nel giro di un anno e raggiungendo i 17 concerti della stagione 89. Da subito fu chiara la direzione intrapresa dall’Associazione verso i giovani musicisti. Riportava la Nazione del 24/03/’89: “In Novembre la sezione fiorentina dell’Agimus ospiterà il Congresso Nazionale (…) e gli abbinerà un concerto di Fiamma Izzo D’Amico e Leone Magiera. Le altre serate sono tutte riservate a giovani concertisti come è consuetudine dell’Agimus.” La stagione 1990 si apriva con la presenza del celebre violinista Ruggero Ricci, “capace di tenere il pubblico con il fiato sospeso per un’ora e mezzo, interamente occupato dallo strepitoso ciclo dei ventiquattro Capricci di Paganini” (da La Repubblica, 29-30/04/1990). Inaugurarono la stagione ’91 Franco Rossi (oggi socio onorario e maestro di quasi tutti i giovani musicisti fiorentini) e PierNarciso Masi, violoncello e pianoforte, con un concerto recensito da La Nazione dell’8 maggio di quell’anno in toni entusiastici. Sintomatico della crescita, l’incipit dello stesso articolo: “Un programma fitto fitto, diciassette concerti in cinquanta giorni”. Si arriva al ’94 con 46 eventi in cartellone, tra cui l’allestimento per la prima volta di un’opera, L’Euridice di Jacopo Peri e della prima stagione nel Cortile dell’Ammannati in Palazzo Pitti. Nel 94 viene anche inaugurata la stagione presso il Rondò di Bacco, teatro storico dei Medici dentro Palazzo Pitti. Ad Aldo dobbiamo la riscoperta del Rondò di Bacco a Pitti e la restituzione del cortile dell’Ammannati come cornice di eventi musicali. Ancora oggi il Cortile di Palazzo Pitti viene usato per le manifestazioni del Maggio Musicale Fiorentino. Tra i progetti più brillanti di Aldo, si ricorda l’orchestra formata da tutti solisti dell’Associazione (“Iris Florentia”) e un teatrino realizzato dall’Accademia di Belle Arti.Si tratta di un teatrino per marionette in legno e in stoffa per marionette copiar in miniatura dello splendido Teatro della Pergola. Citando Aldo da un’intervista del 1994: “è un errore pensare che si possano fare delle stagioni degne soltanto con grandi nomi. Per fare veramente cultura si dovrebbe compiere anche un lungo lavoro di scoperta, di ricerca e di valorizzazione e proposta dei nuovi talenti”.  Aldo scompare prematuramente nel 1995 lasciando all’A.Gi.Mus. il dovere e la gioia di proseguire seguendo la sua strada.

Un pensiero dai suoi amici e collaboratori 

Il ricordo del primo incontro di lavoro con Aldo è rimasto vivido: seduti noi quattro (lui ed io, e Margherita e mio marito Roberto) nel nostro salottino di via delle Pinzochere. Veniva a esporre un progetto, la rinascita dell’Agimus, e lo stava facendo con precisione e con chiarezza. Più che il progetto in sé, che avemmo tempo di considerare con calma, era quella semplicità a colpirci, così lontana dalle proposte un po’ tronfie, un po’ megalomani, sempre incomprensibili, che di tanto in tanto ci capitava di incontrare. All’opposto, il pensiero di Aldo ci apparve presto realizzabile perché improntato alla massima professionalità; e realistico, perché dettato da una rara, profonda onestà. I tempi per la sua attuazione erano stati esaminati; già aveva pensato chi si dovesse contattare, e quale fosse la maniera migliore di farlo; i ruoli rispettivi erano ripartiti esattamente ma senza alcuna dogmatica rigidità. Accettai volentieri la parte che mi offriva in quest’avventura. Per qualche tempo, conoscendo un poco la rapacità del settore, rimasi ancora ragionevolmente titubante. Eppure in brevissimo tempo Aldo seppe fugare ogni mio timore, con la sua schiettezza, con l’integrità della sua conduzione; e con i successi insperabili che l’Agimus conobbe, grazie a lui, in brevissimo tempo. Credo che, prima di Aldo, ben pochi fossero stati gli operatori del mondo musicale fiorentino, capaci di unire pragmaticità e idealismo, senza mai tradire né l’una né tanto meno l’altro – e assai pochi, troppo pochi, sono stati anche in seguito. Ripensandoci, sono felice di essermi lasciata trasportare dal suo entusiasmo, quella qualità così rara nel mondo compassato e convenzionale della musica classica; e ancor più rara tra le immobili acque della cultura fiorentina, sempre pronta a celebrare con parole scontate i fasti estinti del suo passato, ma svogliata ed accidiosa quando si tratti di concretizzare reali novità – e sempre rancorosa con chi ci si provi. Ricordarlo qui non è solo un atto di affetto verso un amico insostituibile; è ancor più un invito a ripercorrere le sue vie, senza permettere che sistematicamente i tornaconti finiscano per sostituirsi alle speranze, agli ideali.

Bernardina Bargellini Nardi Socio fondatore, onorario e direttore artistico A.Gi.Mus.

Ricordare Aldo, l’amico, il cognato, il collega di tante imprese, l’uomo con cui confrontarsi e discutere anche animatamente sul modo migliore di fare le cose, non è cosa facile. Ecco! Forse proprio questa frase può essere significativa rapportandola alla figura di Aldo: “il modo migliore di fare le cose”. La sua determinazione, le sue capacità di coinvolgimento, la passione per quello che faceva erano sempre infatti indirizzate al “modo migliore di fare le cose”. E di cose Aldo ne ha fatte tante, l’ultimo traguardo raggiunto non era un arrivo per lui ma era solo la rampa di lancio per perseguire nuovi orizzonti, sempre proiettati al domani e soprattutto, sempre rivolti agli altri in particolar modo ai giovani ai quali voleva agevolare la strada per un futuro pieno di occasioni e di successo. Credo proprio che Aldo abbia lasciato un segno indelebile e indiscutibilmente ha lasciato, a quanti hanno collaborato con lui ed a chi sta proseguendo la sua opera una pesante eredità: ricercare comunque e sempre “il modo migliore di fare le cose”.

Raoul Gallini Segretario generale A.Gi.Mus nazionale

Ricordando Aldo mi sono tornate alla mente tante cose di un periodo trascorso con una rapidità impressionante. Una parte della mia vita, vent’anni. Fu lui ad introdurmi all’interno di un’associazione, il Musicus Concentus, dove si “produceva” la musica. Lì mi sono formato, ho imparato “sul campo” a comunicare, a organizzare. A me, innamorato della musica, Aldo ha trasmesso la passione per la programmazione, per la scoperta dei giovani talenti, per la loro valorizzazione.Poi le strade si sono divise, non per nostro volere.Ci siamo incontrati di nuovo all’A.Gi.Mus. e abbiamo iniziato insieme un’altra bella avventura. Quanti lunghi pomeriggi, in via della Piazzola, con un freddo cane d’inverno e un caldo tremendo d’estate. Lui alla scrivania, l’immancabile sigaretta all’angolo della bocca, davanti il blocco pieno di conti. O al telefono, impegnato nell’ennesima, interminabile conversazione.Non era facile lavorare con Aldo, convinto che i direttori artistici non servissero a nulla, se non a spendere soldi. Quante discussioni, spesso accese, talvolta molto accese. Ma alla fine cedeva sempre, consapevole della validità del progetto. E l’avventura proseguiva, con la complicità di Raoul.Quindi la malattia, rapidissima. Ero appena  tornato da Modena quando seppi che non c’era più.Nel suo ricordo abbiamo portato avanti l’avventura con grandi soddisfazioni, soprattutto in Palazzo Pitti: il King Arthur, il Venus and Adonis Poi io mi sono arreso, lasciando a Luca e Fabio il compito di proseguire il percorso. Era scritto così, da qualche parte. Pochi mesi dopo sono entrato al Teatro del Maggio dove continuo a fare ciò che ho imparato anche grazie a lui: a comunicare, a organizzare. Ricordando Aldo e dicendogli grazie.

Giovanni Vitali Socio onorario

Ricordo di aver incontrato per la prima volta Aldo quando ancora bambina mi recai a casa sua per fare una prova attitudinale al pianoforte con sua moglie Margherita. Lui scherzò a proposito delle mie mani che erano tozze, sporche di freghi di pennarello e decisamente poco “adatte” ad una pianista…! Così è cominciato tutto, ridendo e scherzando. E dal quel momento, sino alla sua scomparsa, ogni episodio importante della mia carriera di musicista come il primo saggio, l’ingresso in conservatorio, il primo concerto, l’ho condiviso con lui. Grazie Aldo, per tutto.

Elisabetta Sepe Pianista

Tutto cominciò nell’ottobre 1988. Quando avevo appena vinto la borsa di studio che con il passare degli anni mi avrebbe portato a diventare giornalista del “Resto del Carlino” prima e de “La Nazione” poi, e in un momento in cui avevo già alle spalle alcune collaborazioni musicali. Fu la comune amica Susanna Colombo a indicarmi ad Aldo Provenzani come possibile addetto stampa per una breve stagione di cinque concerti nel novembre di quello stesso anno. Dell’Agimus conoscevo solo il nome per essere stata un’associazione di grande prestigio negli anni ’50. Bastò il tempo di un caffè per trovarci d’accordo: contrariamente a tante persone che avevo conosciuto nell’ambiente musicale non si parlava addosso (tanto sì, ma addosso mai). Era reduce, non senza qualche scottatura che non mi ha mai nascosto, dall’esperienza del Musicus Concentus, quel Musicus per il quale aveva contribuito a portare Luciano Pavarotti in città. Aveva  però uno scopo: quello di ritagliare per la rinata sede fiorentina un ruolo piccolo ma importante al tempo stesso. Ovvero differenziare l’offerta cittadina con un avvenimento di richiamo accompagnato da vari appuntamenti solistici e da camera. La sede era quella della Chiesa Evangelica Metodista in via dei Benci, con attigui dei locali destinati a una scuola di musica con marchio Agimus ma che era gestita autonomamente da giovani insegnanti. Inoltre l’avvenimento quell’anno era già fissato: il 6 novembre Severino Gazzelloni al Palazzo dei Congressi avrebbe inaugurato la stagione in un concerto a favore dell’Avis. La scommessa era quella di far ripartire un nome, un marchio, una tradizione. E a questa scommessa decisi di dire sì condividendo per la prima volta oneri e onori dell’organizzazione musicale. La serata con Gazzelloni, accompagnato da Leonardo Leonardi al pianoforte, fu un grande successo. I concerti del sabato sera in via dei Benci raccoglievano 30/40 persone. Non poche per un luogo dalle dimensioni contenute che non era certo un polo musicale. Mi piace ricordare il concerto solista di Damiano Giorgi che avrebbe poi fatto molta strada come pianista e direttore d’orchestra. La parte più difficile, quella della partenza (o meglio ripartenza) era andata. Poi con l’inizio della borsa di studio e l’assunzione come praticante per me fu sempre più difficile seguire da fuori Firenze l’attività dell’associazione. I contatti e il lavoro con Aldo sono comunque continuati fino al 1991: furono anni tutt’altro che secondari nella vita dell’Agimus Firenze. Nel 1989 al Palazzo dei Congressi ci fu non solo il concerto con Fiamma Izzo d’Amico  e Alfonso Bartolozzi (Leone Magiera al pianoforte), ma soprattutto il congresso nazionale dell’Agimus che ritrovava una città prestigiosa tra le sedi collegate. Dalla casa madre di Roma gli elogi si sprecarono per avere riunito le tante esperienze musicali che andavano da nord a sud. Poi al Teatro della Compagnia nel 1990 i 24 capricci di Paganini trovarono in Ruggiero Ricci un grandissimo interprete, mentre l’anno successivo al Teatro Niccolini fu protagonista il violoncello di Franco Rossi. I concerti erano aumentati di numero, con piccole stagioni primaverili e autunnali, sempre nel segno della qualità. A distanza di quasi 20 anni da quell’incontro mi fa piacere pensare che l’esperienza fiorentina dell’Agimus sia andata e continui ad andare avanti. Al tempo stesso esprimo un desiderio che sarebbe, a mio parere, il modo migliore per ricordare Aldo. Il recupero e il funzionamento di un piccolo teatro che aveva fatto costruire per dare a Firenze l’opera rappresentata  con le marionette, come a Salisburgo.  Si tratta di un gioiello, è un peccato lasciarlo chiuso in una stanza.

Michele Manzotti ex-Ufficio stampa e consulente A.Gi.Mus. – Giornalista de LA NAZIONE

Prima ancora della sua brillante iniziativa di portare l’A.gi.mus a Firenze, di Aldo Provenzani mi preme ricordare il suo prezioso contributo alla ricostituzione e rinnovata gestione del Musicus Concentus, associazione fiorentina nata nei primi anni ’70 e poi abbandonata. Grazie all’entusiasmo di Aldo e del cognato Raoul Gallini , il Musicus nel 1985 tornò a nuova vita…. e che vita!! In sette anni, fino al 1992, ospitò, sia nella sede naturale di p.zza del Carmine (la sala Vanni), sia al Palazzo dei Congressi, sia in vari teatri fiorentini, decine e decine di musicisti e interpreti di fama internazionale (da Pavarotti a Carreras, da Maazel a Mehta, da Bolling a Gazzelloni, da Bellugi a Berio). Ricordo con nostalgia quegli anni, e, ovviamente, l’immagine di Aldo: vulcanico , instancabile, sempre pronto ad affrontare e risolvere con determinazione qualsiasi problema. E fu con la rinascita del Musicus che ebbi per la prima volta l’opportunità di appassionarmi alla registrazione dal vivo dei concerti. Infatti, conoscendo la mia passione per l’affascinante mondo della riproduzione e registrazione della musica , mi fu chiesto di gestire l’archivio sonoro di quel ricostituendo Musicus: accettai con entusiasmo; mi furono dati in consegna un buon vecchio registratore a bobine e degli ottimi microfoni, e di lì cominciò la mia attività amatoriale di “addetto alle registrazioni”. Ed è grazie a quell’esperienza che ancora oggi mi si vede, con la cuffia in testa, a captare il suono dei bei concerti domenicali gestiti dall’Agimus in collaborazione con la Clinica medica dell’Ospedale di Careggi. Non ci avevo ancora pensato : ma anche questo è un bel modo di onorare il ricordo di Aldo Provenzani, il quale, allora , volle darmi quella graditissima opportunità!

Mario Frangini Responsabile audio e socio A.Gi.Mus.

Da: Firenze e la musica italiana del secondo Novecento. Le tendenze della musica d’arte fiorentina, con dizionario sintetico ragionato dei compositori.

A cura di Renzo Cresti ed Eleonora Negri Logisma Editore 512 p., ill., 17×24 – Euro 40,00 – ISBN 88-87621-43-8

Si ringrazia l’editore e l’autrice Monica Cioci per aver concesso la pubblicazione dell’intervista a Luca Provenzani.

Luca Provenzani è attualmente il Presidente dell’A.Gi Mus., ruolo che il padre, Aldo Provenzani, ha ricoperto con un impulso determinante dal 1988 fino alla prematura scomparsa, all’inizio degli anni ’90.

Mio padre, ferroviere di professione, aveva una passione incredibile per i giovani e in particolare un amore sconfinato per la musica: con l’A. Gi. Mus., ha potuto organizzare quasi cento concerti l’anno, valorizzando così giovani talenti i cui nomi si sono poi visti inseriti nelle grandi stagioni. Uomo di grande volontà, sapeva infondere sicurezza per affrontare le situazioni più difficili. Il fatto che non fosse musicista era in un certo senso determinante: poteva così valutare le situazioni con la chiarezza e la lucidità di chi non è troppo coinvolto nei fatti, o travolto da umori variabili, giustificati da un mestiere, quello del musicista, che richiede spesso nervi saldi, se non altro per affrontare il pubblico e le fatiche che a tutti sono note: dallo studio alla difficoltà di potere avere un riscontro per tutti i sacrifici compiuti. Il suo entusiasmo travolgente allontanava ogni dubbio: solo chi ha vissuto a stretto contatto con lui, e naturalmente in primo luogo la famiglia, può testimoniare quanto abbia fatto per l’Associazione e quindi per i giovani, per Firenze. Ricordo che ogni giorno, lavorava alacremente come ferroviere dalle cinque del mattino alle dodici e poi, si recava nell’ufficio dell’A.Gi. Mus. in via della Piazzola, locale fatiscente che ha pazientemente tutto ristrutturato e dove si tratteneva dalle 14 alle 21, sottraendo così anche del tempo ai familiari, che pur adorava. Questo per capire quanto avesse investito in un qualcosa in cui credeva profondamente. Per non parlare della generosità: se non ricordo male, tirò a suo tempo di tasca sua, qualcosa come quaranta milioni dal conto personale, unici risparmi che utilizzò per Pitti…”.

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